"Patto" banche-imprese per lo sviluppo del Sud

L'Abi a Messina: "Prioritario liberare energie e risorse del Meridione" La proposta di Mimmo Costanzo diventa il principale oggetto della giornata di confronto fra imprenditoria e mondo del credito 


Il mondo bancario italiano varca lo Stretto in piena tempesta. Sferzato non solo dalle precipitazioni che piovono dal Monte dei Paschi, ma anche dal clima tutt'altro che confortevole in cui si trova ormai da troppe stagioni la regione che ieri ha dato ospitalità al "road show" dell'Abi. Tuttavia a Messina, città in cui ha fatto tappa la serie itinerante di incontri dell'associazione degli istituti di credito, è stata la volta delle proposte. Da parte delle imprese nei confronti delle banche, ma anche viceversa. E così, mentre nasce l'idea di un "patto per la crescita", l'Abi ribadisce l'impegno a incentivare lo sviluppo del Mezzogiorno. Vera preoccupazione degli interlocutori di ieri, più dell'ultimo scandalo dei derivati.


Gli imprenditori siciliani, quelli delle società già presenti in Paesi esteri ma anche i piccoli artigiani impegnati nel mercato domestico, cercano un rapporto di prossimità con il mondo bancario. Lamentano di non avere credito anche quando le "carte" sono in regola. Chiedono ai vertici nazionali degli istituti con la "testa" al nord di dare spazio a chi vive il territorio di quaggiù e conosce l'impresa. Contestano il sistema del rating che con il rigore ha portato anche disastri. Soffocano di burocrazia ma non vogliono morire anche di mancanza di credito.


«Le nostre imprese sono chiamate e creare aggregazioni, le banche ad accompagnare le imprese, aiutandole ad individuare i partner giusti: se riusciamo a costruire questo rapporto basato su nuovi modelli, le nostre potenzialità potranno essere ben valorizzate», dice Salvatore Raffa di Meridionale Impianti. C'è chi fa autocritica, come Mario Saraceno, a capo del Gruppo Irem, che considera «inammissibile vedere imprenditori ricchissimi e le loro società in default». Ma, soprattutto, si avverte la necessità di una più stretta collaborazione. Il patto lo propone Mimmo Costanzo, presidente e ad di Cogip: «Il no a un finanziamento può essere un'occasione di crescita, un vantaggio, per migliorare il progetto e rivedere l'organizzazione: le imprese rendano i loro bilanci trasparenti, investano in risorse umane e si lascino accompagnare dalle banche nelle scelte di mercato». E Saverio Continella, direttore generale del Credito Siciliano, vede opportunità di internazionalizzazione «non solo nel collocare sui mercati esteri quello che già si produce, ma anche orientando la produzione verso mercato».

Orazio Vecchio - La Sicilia


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